Nella Danza del Tempo
dell’Ing. Antonio Magliacano, Presidente della Sezione della nostra Polisportiva denominata: Ingegneri d’Alta Quota. Prigioniero del Tempo, in balia di attimi infiniti e di giorni ora lenti, interminabili, ora brevi, troppo brevi per dare forma ai sogni. Solo, provando invano a seguire i passi della folle danza del Tempo. Solo, sballottato senza un saldo appiglio nel mare del Tempo. Un viaggio, un’esperienza durata un mese o forse un’ora o, più probabilmente, un’intera vita, una vita di pensieri, paure, sogni, esaltazioni, abbattimenti, fatica, gioia e tristezza, profonda nostalgia del profumo di casa. Kathmandu mi accoglie con il solito caos fatto di umanità colorata, traffico impazzito, clacson in continua ed esasperante attività. Amo questo posto e subito mi risento a casa; incontro i miei amici della Cho-Oyu trekking con i quali metto a punto gli ultimi dettagli della spedizione. La stagione è particolarmente piovosa, il monsone non sembra abbia alcuna intenzione di mollare la presa, il trekking di avvicinamento al campo base si presenta poco agevole per le numerose frane lungo il percorso da affrontare. C’è l’opportunità di prendere l’elicottero ad un prezzo ragionevole, non ci penso un attimo, domani si parte per Samagaun, l’ultimo villaggio dal quale inizia la salita verso il campo base del Manaslu. Sono all’aeroporto e già il Tempo sembra voler iniziare a condurre la sua perversa danza, ore ad aspettare in sala di attesa nella speranza che il meteo migliori, gli elicotteri ed alcuni voli locali, diretti verso piccoli aeroporti dell’interno, non possono volare per ragioni di sicurezza, siamo in tantissimi, di tutte le razze, di ogni età, stravaccati su qualche sedile, appoggiati ad un muro, buttati per terra a chiacchierare, a dormire o a giocare a carte. Niente da fare, si torna indietro a Kathmandu, per oggi non si vola, si torna in albergo a non fare nulla, ad aspettare domani…il Tempo rallenta e si dilata. Il giorno dopo si riprova, stessa scena, gente rassegnata che aspetta, aspetta mentre fuori piove, piove senza sosta. Dormicchi con la testa appoggiata a un tavolino quando una mano ti scuote, the helicopter sir, ready to fly. Felicità, come aver vinto la lotteria, si parte, l’elicottero decolla ed il Tempo si restringe, quello che doveva essere un faticoso avvicinamento di cinque, sei giorni, si riduce a cinquanta minuti di volo, un viaggio emozionante tra valli, fiumi, montagne, sorvolando minuscoli villaggi arroccati in luoghi apparentemente inaccessibili, lontanissimi nello spazio e nel tempo. A Samagaun c’è poco da fare, passeggio nei dintorni sino ad arrivare al tempio buddista posto su una collinetta che domina il villaggio. E’ chiuso, busso, un monaco mi apre le porte di un luogo incantato, pieno di colori ed immagini che, in un istante, hanno il potere di trasportarti in una dimensione densa di profonda spiritualità, di nuovo il Tempo rallenta, mi fermo a pensare, forse a pregare, finché il Lama mi si avvicina e mi fa capire che una donazione sarebbe gradita; sorrido, è giusto così e do volentieri il mio piccolo contributo, d’altronde, come si dice, senza soldi non si cantano messe! Il Campo base, come al solito, è una torre di Babele, sto nel settore internazionale ed i miei compagni sono tedeschi, indiani, danesi, svedesi, americani, nepalesi, giapponesi, cinesi, olandesi, turchi…tutti scalpitanti, tutti ansiosi di iniziare l’acclimatamento. Sono un po’ preoccupato perché Pemba, il...
read moreGalleria fotografica dell’uscita della Sezione Ingegneri d’Alta quota della nostra APD OIR
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